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Cardiomyopathie du péri-partum - 16/08/16

[11-071-A-30]  - Doi : 10.1016/S1166-4568(16)75732-9 
F. Mouquet, MD, PhD a, b
a Soins intensifs et cardiologie, Polyclinique du Bois, 44, avenue de Dunkerque, 59000 Lille, France 
b Inserm-UMR 1011, Institut Pasteur de Lille, 1, rue du Professeur-Calmette, 59000 Lille, France 

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Riassunto

La cardiomyopathie du péri-partum est une étiologie rare d'insuffisance cardiaque. Elle atteint, par définition, des femmes jeunes, et se traduit par une cardiomyopathie dilatée. Elle se présente par un tableau d'insuffisance cardiaque, le plus souvent au décours immédiat de l'accouchement, plus rarement lors du dernier mois de grossesse. Lorsqu'elle survient après l'accouchement, les signes cliniques peuvent apparaître tardivement, jusqu'à cinq à six mois après l'accouchement. L'échocardiographie est l'examen clé pour confirmer le diagnostic clinique. Elle confirme la dysfonction systolique associée à une dilatation ventriculaire gauche. C'est également un examen clé pour le pronostic en fonction de la sévérité de la dysfonction systolique, et en cas de dysfonction ventriculaire droite associée. La prise en charge à la phase aiguë présente quelques spécificités, comme la nécessité d'éviter de recourir aux catécholamines, l'impossibilité de recourir aux inhibiteurs du système rénine angiotensine en cas de diagnostic avant l'accouchement, et la possibilité de prescrire de la bromocriptine. La prise en charge au long cours est similaire à celle d'une cardiomyopathie dilatée primitive. La gestion d'une éventuelle grossesse ultérieure est un point crucial de la prise en charge car si la dysfonction ventriculaire gauche persiste sous traitement, une nouvelle grossesse expose la patiente à un risque significatif de décès et de récidive d'insuffisance cardiaque.

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Mots-clés : Péri-partum, Cardiomyopathie, Insuffisance cardiaque, Grossesse, Bromocriptine


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