Il dolore neuropatico è caratterizzato da una frequente refrattarietà alla terapia medica. Se il trattamento di questo tipo di dolore fa ancora ricorso a molecole ormai datate, come antidepressivi triciclici e carbamazepina, la cui efficacia è ottenuta al prezzo di fastidiosi effetti collaterali, l'arsenale terapeutico si è progressivamente arricchito in seguito all'evidenza dell'efficacia di altre classi farmacologiche, a volte meglio tollerate: in particolare si tratta degli antiepilettici più recenti come il gabapentin e la lamotrigina, di anestetici locali (per le lesioni nervose periferiche) e del tramadolo. È ormai anche stabilito che i morfinici possono produrre benefici su questo tipo di dolore. Tuttavia, l'efficacia di questi diversi trattamenti riguarda raramente più di un paziente su tre. Queste difficoltà terapeutiche sono presumibilmente dovute soprattutto a un insufficiente inquadramento clinico del paziente, che porta così a trattare allo stesso modo sindromi algiche in realtà estremamente eterogenee. Il ricorso a un approccio terapeutico più razionale e l'ampio numero di molecole in via di sviluppo permettono tuttavia di sperare in progressi sostanziali in materia di gestione farmacologica.