Da più di 50 anni, l'emisfero destro non è più considerato come l'elemento meno importante del nostro cervello. Il suo ruolo dominante sull'emisfero sinistro è stato riconosciuto grazie a varie sindromi che si manifestano di preferenza dopo una lesione dell'emisfero destro, come l'eminegligenza, l'anosognosia, il disorientamento topografico e la disprosodia. Queste patologie mostrano che, in condizioni fisiologiche, l'emisfero destro è determinante per i processi attenzionali e di integrazione sensitiva polimodale necessari alla comprensione di sé e dell'ambiente. Gli aspetti confabulatori che caratterizzano l'anosognosia, i deliri d'identificazione e le altre sindromi neuropsichiatriche conseguenti mettono particolarmente in rilievo il ruolo delle aree associative polimodali del cervello destro per le attività neurali che sono coinvolte in questa consapevolezza di sé e dell'ambiente. Un altro polo d'interesse nello studio dei meccanismi cerebrali riguarda il ruolo dell'emisfero destro nei processi emozionali, in particolare nella comunicazione. Anche se le funzioni lessicali e linguistiche dipendono dall'emisfero sinistro, l'emisfero destro condiziona gli aspetti emozionali della comunicazione come la prosodia e la comprensione delle espressioni facciali e anche altri aspetti più generali come la comprensione astratta e figurativa del linguaggio. La persona affetta da una lesione estesa dell'emisfero destro pare comunicare, quasi sempre, sufficientemente bene e senza deficit fonologici durante una conversazione breve e superficiale, ma a un esame più approfondito, può comparire poco comunicativa, distaccata o brusca o prolissa, e anche meno perspicace, poco sensibile ai contenuti emozionali. A differenza dell'afasia conseguente a una lesione emisferica sinistra, i deficit di comunicazione specifici all'emisfero destro si integrano ancora poco nei modelli cognitivi, ma sono oggetto di una intensa ricerca neuropsicologica e neurofisiologica.