La fibromialgia, o meglio la sindrome fibromialgica, è uno stato dolente spontaneo e provocato che colpisce principalmente le donne di età media, associato spesso a un affaticamento generale e locale, a uno stato ansioso-depressivo e a disturbi del sonno. Non è stata identificata alcuna lesione anatomica o biochimica univoca, il che ha portato a un riconoscimento alquanto tardivo, ma attualmente assicurato. I sintomi evolvono nel lungo corso senza alcuna invalidità grave. La diagnosi utilizza, in mancanza di meglio, i criteri dell'American College of Rheumatology (ACR) che, al di fuori dei sintomi, utilizza l'evidenziazione di punti anormalmente dolenti alla pressione. Questi criteri sono criteri di classificazione, in assenza di criteri diagnostici più precisi. Quadri simili sono osservati in diversi stati patologici precisi di varia natura e che, per molti, sono diagnosi differenziali. Lo stesso vale per quadri funzionali quali la sindrome di stanchezza cronica. La fisiopatologia più ammessa esclude la responsabilità iniziale del muscolo e quella di un disordine mentale primitivo. Sembra, grazie ai progressi della ricerca, che si sia in presenza di un disturbo neurologico centrale dove sono alterate la trasmissione, la modulazione e la percezione delle afferenze dolorose a livello del midollo e delle strutture della base del cervello. La gestione, che richiede un minimo di empatia, associa gli analgesici semplici (paracetamolo, tramadolo) ed eventualmente, senza aspettarsi risultati spettacolari, diverse classi di neuromodulatori, compresi antidepressivi e antiepilettici. Tuttavia, una gestione fisica con tecniche varie deve essere associata a una gestione psicologica e medicosociale.