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Phagothérapie : des bactériophages pour traiter les infections bactériennes - 12/07/16

[8-005-B-10]  - Doi : 10.1016/S1166-8598(16)61369-8 
A. Dublanchet  : Médecin-biologiste honoraire des Hôpitaux
 46, rue Céline-Robert, 94300 Vincennes, France 

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Riassunto

Tout virus ne peut se multiplier que dans une cellule vivante, qu'elle soit eucaryote (animal, végétal) ou procaryote (bactérie, archée). Un virus qui a pour hôte une bactérie est nommé bactériophage. Un bactériophage est spécifique des bactéries, généralement d'une seule espèce, voire de quelques souches de celle-ci, et ne peut se multiplier que dans celles-ci. Partout, dans la nature, ces virus particuliers coexistent avec les bactéries. Leur utilisation pour traiter les infections bactériennes est appelée phagothérapie. Les bactériophages ont été découverts il y a 100 ans et la phagothérapie a été utilisée dès 1919 en France, puis dans le monde durant les décennies 1920 à 1930. La phagothérapie a été remplacée à partir des années 1940 par l'antibiothérapie que l'on pensait être la solution définitive contre les infections bactériennes. Actuellement, l'extension des résistances fait redouter un retour à l'ère préantibiotique. À la lumière de nouvelles connaissances, la réintroduction des bactériophages dans l'arsenal thérapeutique paraît aujourd'hui concevable à condition que leur production réponde aux normes de la pharmacopée. C'est alors, après une évaluation du bénéfice-risque, qu'un tel médicament de nature biologique pourra être utilisé en substitution ou en complément de l'antibiothérapie.

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Mots-clés : Infection bactérienne, Résistance aux antibiotiques, Antibiothérapie, Bactériophage, Phagothérapie


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