Preossigenazione in anestesia - 26/07/16
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Riassunto |
La preossigenazione (PO) consiste nel far respirare al paziente ossigeno al 100% in volume, o nel suo volume corrente e a frequenza normale per tre-cinque minuti (chirurgia programmata) o quattro oppure otto volte nella sua capacità vitale nel giro di 30 o 60 secondi rispettivamente (chirurgia d'urgenza, induzione in sequenza rapida). La PO permette di aumentare le riserve di ossigeno, in particolare nella capacità funzionale residua (CFR), nonché la pressione parziale di ossigeno e la saturazione di ossigeno (SaO2) prima dell'induzione dell'anestesia. La PO, aumentando la durata dell'apnea senza desaturazione (SaO2>90%), permette, così, di prevenire l'ipossiemia che potrebbe verificarsi durante i tentativi di intubazione e/o di ventilazione difficile. Negli adulti sani, essa assicura un'ossigenazione sufficiente che arriva fino a tre-sei minuti di apnea dopo l'induzione. La PO deve essere una pratica di routine realizzata sistematicamente in tutte le situazioni a rischio di ipossiemia durante l'induzione dell'anestesia: previsione di intubazione o ventilazione difficile, stomaco pieno, diminuzione della CFR (gravidanza, obesità, ascite) e situazioni in cui la diminuzione della SaO2 è dannosa (sofferenza fetale, coronaropatia, ipertensione intracranica, anemia). Per massimizzare la PO, i pazienti obesi ricevono una preossigenazione al 100% in ventilazione non invasiva e in posizione proclive.
Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.Parole chiave : Preossigenazione, Anestesia, Volume corrente, Capacità vitale, Capacità funzionale residua, Obesità, Gravidanza, Ventilazione non invasiva, Posizione proclive
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