Monitoraggio emodinamico del paziente operato in chirurgia non cardiaca - 17/08/20
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Riassunto |
La mortalità perioperatoria è diminuita significativamente negli ultimi decenni in Francia. Oggi è stimata pari a circa il 3% in chirurgia non cardiaca. Questa riduzione è in gran parte dovuta al miglioramento della gestione anestesiologica e del monitoraggio emodinamico, reso obbligatorio dal decreto legge n. 94-1050 del 5 dicembre 1994 relativo alle condizioni tecniche di funzionamento degli istituti sanitari per quanto riguarda la pratica dell'anestesia. Tuttavia, il monitoraggio emodinamico in sala operatoria è ancora troppo spesso limitato al solo monitoraggio della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, senza alcuna valutazione della precarico-dipendenza e/o della gittata cardiaca. Tuttavia, una strategia individuale di ottimizzazione emodinamica permette di ridurre la morbimortalità postoperatoria, la durata della degenza ospedaliera e i costi relativi alle cure. Negli ultimi anni sono comparse nuove tecniche per il monitoraggio della pressione arteriosa, della precarico-dipendenza e della gittata cardiaca, più semplici da implementare e meno invasive per i pazienti. Oltre alla termodiluizione arteriosa polmonare o transpolmonare e al Doppler esofageo, le tecniche basate sull'analisi del profilo delle onde di polso o sulla bioimpedenziometria cardiotoracica sono in corso di validazione in chirurgia non cardiaca. La scelta del monitoraggio emodinamico deve dipendere dal rischio operatorio associato al paziente e all'intervento chirurgico. Questa scelta di un monitoraggio adeguato dovrebbe aumentare l'adozione in routine di efficaci strategie di ottimizzazione emodinamica intraoperatoria.
Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.Parole chiave : Monitoraggio, Pressione arteriosa, Gittata cardiaca, Volume di eiezione sistolica, Chirurgia non cardiaca, Ottimizzazione emodinamica, Precarico-dipendenza
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