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Arresto cardiaco: gestione e prognosi - 04/01/22

[24-000-C-15]  - Doi : 10.1016/S1286-9341(21)46003-5 
W. Bougouin a, b  : Docteur, V. Waldmann a, b : Docteur, E. Marijon a, b : Docteur, X. Jouven a, b : Professeur, A. Cariou a, c : Professeur
a Centre d'expertise mort subite (CEMS) - Paris Cardiovascular Research Centre (PARCC), Inserm U970 (Équipe 4), 56, rue Leblanc, 75015 Paris, France 
b Service de cardiologie, Hôpital européen Georges-Pompidou - Hôpitaux universitaires Paris Ouest (AP-HP), 75015 Paris, France 
c Service de réanimation médicale, Hôpital Cochin, Hôpitaux universitaires Paris Centre (AP-HP), 27, rue du Faubourg-Saint-Jacques, 75679 Paris cedex 14, France 

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Riassunto

La gestione dell'arresto cardiorespiratorio (ACR) si basa sulla catena della sopravvivenza, che comporta quattro anelli. Il primo si basa sull'identificazione precoce dell'ACR, che porta a una richiesta di aiuto. Non appena viene identificato l'ACR, il secondo anello è la rianimazione cardiopolmonare di base, la cui componente principale è il massaggio cardiaco esterno. Questo deve essere efficace, ininterrotto ed eventualmente associato a una ventilazione artificiale. Il terzo anello è costituito dalla defibrillazione precoce (per i ritmi defibrillabili), la cui precocità è una delle principali determinanti della sopravvivenza. Infine, l'ultimo anello è costituito dalla rianimazione specialistica, dopo l'arrivo dei servizi di soccorso preospedaliero medicalizzato. Insieme al massaggio cardiaco, la rianimazione specialistica prevede l'intubazione e l'uso di farmaci secondo il ritmo iniziale (adrenalina o amiodarone). Per i pazienti giunti vivi in ospedale, la gestione ospedaliera è sia diagnostica che terapeutica. Sul piano diagnostico è opportuno ricercare le principali eziologie e quindi eseguire un elettrocardiogramma, in alcuni casi una coronarografia, ed eventualmente una TC cerebrale e toracica. Sul piano terapeutico, compare frequentemente uno stato di shock postrianimazione che può richiedere a seconda dei casi un'ottimizzazione volemica, un supporto vasopressorio e/o un trattamento inotropo. Nelle situazioni più gravi, e quando la prognosi neurologica attesa è favorevole, può essere proposta un'assistenza circolatoria. Infine, la principale causa di morte tra i pazienti giunti vivi restano i danni neurologici. Si raccomanda di applicare un controllo termico mirato durante le prime 24 ore (tra i 32 ̊C e i 36 ̊C) per evitare gli effetti deleteri dell'ipertermia. Nonostante i recenti progressi, la prognosi dopo un ACR resta sfavorevole, con una sopravvivenza inferiore al 10%. Tuttavia, risultati recenti mostrano un miglioramento della sopravvivenza, in particolare grazie a un miglioramento nella formazione del pubblico generale ai gesti di primo soccorso.

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Parole chiave : Arresto cardiaco, Rianimazione cardiopolmonare, Massaggio cardiaco esterno, Defibrillazione, Coronarografia, Ipotermia terapeutica, Prognosi


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 Per citare questo articolo, non utilizzare il riferimento qui sotto, ma il riferimento della versione originale pubblicata in EMC - Cardiologie 2017;12(4):1-9 [11-038-B-25].


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