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Tumeurs bénignes de l'oesophage - 16/09/08

[9-205-A-10]  - Doi : 10.1016/S1155-1968(08)51541-0 
J.-M. Prades a,  : Professeur des Universités, praticien hospitalier, C. Barthélemy b : Praticien hospitalier
a Service ORL et chirurgie cervico-faciale, Centre hospitalier universitaire Bellevue, boulevard Pasteur, 42100 Saint-Étienne, France 
b Service de gastro-entérologie, Unité d'endoscopie, Centre hospitalier universitaire Nord, 42270 Saint-Priest-en-Jarez, France 

Auteur correspondant.

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Résumé

Les tumeurs bénignes représentent moins de 1 % des tumeurs oesophagiennes diagnostiquées. La pratique distingue les tumeurs sous-muqueuses à développement intrapariétal des tumeurs muqueuses à développement plutôt intraluminal. L'histopathologie du premier groupe est dominée par le léiomyome, le polype fibrovasculaire, la tumeur à cellules granuleuses ou le kyste dysembryonnaire. Les lésions du second groupe sont représentées par le papillome, l'adénome ou le polype inflammatoire oesogastrique. Devant une symptomatologie peu spécifique ou absente, le bilan paraclinique demande un transit baryté oesogastrique, une endoscopie, une échoendoscopie et un examen en tomodensitométrie ou une imagerie par résonance magnétique. Parfois, le diagnostic précis n'est fait que sur la pièce opératoire. La stratégie thérapeutique fait souvent appel à la chirurgie endoscopique vidéoassistée, mais la thoracotomie ou la cervicotomie reste une méthodologie de référence pour les lésions les plus volumineuses. Le gastroentérologue comme l'oto-rhino-laryngologiste se doivent de connaître les principales caractéristiques de ces lésions dont la prise en charge peut lui incomber.

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Mots clés : Œsophage, Tumeurs bénignes, Léiomyomes, Tumeurs à cellules granuleuses, Polypes fibrovasculaires, Papillomes

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