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Amylose digestive - 01/01/98

[9-089-C-15]
Christophe Clavière : Chef de clinique-assistant
Marc-André Bigard : Professeur des Universités
Service d'hépato-gastro-entérologie, CHU Nancy-Brabois, avenue de Bourgogne, 54 500 Vandoeuvre-Lès-Nancy France
Articolo archiviato , inizialmente pubblicato nel trattato EMC : Gastro-entérologie e sostituito da un altro articolo più recente: cliccare qui per aprirlo

Riassunto

L'amylose digestive peut se définir par l'accumulation de dépôts amyloïdes dans des structures digestives au cours d'amyloses dites systémiques ou par l'existence d'une symptomatologie digestive, parfois secondaire à une atteinte neurologique végétative ou à une insuffisance cardiaque. Cette atteinte concerne essentiellement les amyloses AA (amyloid A protein) et AL (amyloid light-chain protein), les amyloses Aß2-M (ß-2-microglobuline) et ATTR (amyloid transthyretin protein) n'étant que plus accessoirement impliquées. La localisation digestive des dépôts est fréquente, contrastant avec la relative rareté des symptômes. Bien que de faible valeur pronostique, cette atteinte digestive peut être recherchée pour étayer le diagnostic positif d'une amylose systémique, généralement AA ou AL. Les manifestations digestives relèvent le plus souvent d'un traitement symptomatique, alors que le traitement de fond de l'amylose reste empirique, reposant sur l'éradication du foyer infectieux ou inflammatoire en cas d'amylose AA réactionnelle, sur la colchicine en cas d'impossibilité ou d'amylose AA autre (maladie périodique), sur les alkylants associés à une corticothérapie en cas d'amylose AL. Le pronostic est conditionné par l'existence d'une atteinte cardiaque ou rénale qu'il faut dépister afin de permettre une prise en charge précoce.

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