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Méthodes de traitement des varices oesophagiennes - 01/01/02

[9-204-G-10]
Frédéric Oberti : Praticien hospitalier
Christophe Aubé : Praticien hospitalier
Christine Casa : Praticien hospitalier
Jean-Pierre Arnaud : Professeur des Universités, praticien hospitalier
Paul Calès : Professeur des Universités, praticien hospitalier
Services d'hépato-gastro-entérologie, de radiologie et de chirurgie digestive, Centre hospitalier universitaire, 49033 Angers cedex 01 France

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Riassunto

Le traitement des varices oesophagiennes fait entrer en compétition plusieurs méthodes : pharmacologique, endoscopique, radiologique et chirurgicale. En cas de varices oesophagiennes à risque hémorragique (stade 2), une prophylaxie primaire pharmacologique doit être envisagée. La molécule de référence est le propranolol. L'intérêt de la ligature endoscopique est en évaluation. En cas d'épisode hémorragique, en première intention un traitement d'urgence associant des molécules vasoactives (terlipressine, analogues de la somatostatine) et un traitement endoscopique est indiqué. Dans cette indication, la ligature endoscopique est devenue le traitement endoscopique de référence, permettant d'obtenir une hémostase rapide et une éradication efficace des varices. En cas d'échec du traitement au cours d'une hémorragie aiguë, la réalisation d'une anastomose intrahépatique par voie transjugulaire, ou éventuellement chirurgicale, doit être envisagée. Dans le cadre de la prévention secondaire (prévention de la récidive hémorragique), l'association traitement pharmacologique et traitement endoscopique est indiquée.



Parole chiave : varices oesophagiennes, propranolol, dérivés nitrés, sclérothérapie, ligature endoscopique, anastomose portosystémique

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