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Prise en charge thérapeutique du diabète de type 2 - 01/09/09

[3-0810]  - Doi : 10.1016/S1634-6939(09)49754-0 
M. Halbron
Service de diabétologie, Hôpital Pitié-Salpêtrière, 47-83, boulevard de l'Hôpital, 75651 Paris cedex 13, France 

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Résumé

Le traitement du diabète de type 2 repose toujours sur le respect de certaines règles hygiénodiététiques. Cependant, lorsque celles-ci ne permettent pas d'obtenir une hémoglobine glyquée (HbA1c) inférieure à 6,5 %, le recours à un traitement antidiabétique oral s'impose. Le traitement de première intention repose sur la prescription de metformine. Si la metformine en monothérapie ne permet pas de maintenir le taux de HbA1c à moins de 6,5 %, une bithérapie doit être instaurée. Le traitement de référence demeure l'adjonction des sulfamides hypoglycémiants, mais l'arrivée d'une nouvelle classe thérapeutique, les inhibiteurs de la DPP-IV ou gliptines (sitagliptine ou vildagliptine) a permis d'élargir le champ de la prescription. Si, malgré la bithérapie orale, l'équilibre glycémique est insuffisant (équilibre défini par une HbA1c supérieure à 7 %), on peut proposer soit une insulinothérapie basale le soir au coucher rajoutée au traitement antidiabétique oral, soit un traitement par analogues du GLP-1 (exenatide) qui permet d'améliorer l'équilibre glycémique et de perdre du poids. Il ne faut cependant jamais oublier que le contrôle de la glycémie ne suffit pas à éviter la survenue des complications cardiovasculaires. Ce contrôle glycémique doit être associé à un contrôle strict des facteurs de risque cardiovasculaires : pression artérielle, tabac et taux de low density lipoprotein (LDL-cholestérol). C'est grâce à cette prise en charge multifactorielle intensive que l'on peut espérer diminuer le risque de survenue des événements cardiovasculaires.

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Mots clés : Diabète de type 2, Metformine, Incrétines, Glitazones, Sulfamides hypoglycémiants, Gliptines, GLP-1


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