Gestione dell'infarto cerebrale acuto - 05/02/10
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Riassunto |
I progressi compiuti in questi ultimi anni nella gestione degli infarti cerebrali in fase acuta hanno permesso di ridurre significativamente la morbilità e la mortalità legate a questa grave patologia. Dopo la conferma della diagnosi grazie alle neuroimmagini, le indagini eziologiche vengono condotte parallelamente alle misure terapeutiche. La terapia comprende alcuni provvedimenti non specifici: mantenimento delle funzioni respiratoria, cardiaca ed emodinamica e mantenimento dell'equilibrio idroelettrolitico e glicemico. Le complicanze neurologiche o sistemiche (edema cerebrale, trasformazione emorragica, epilessia, infezioni, malattia tromboembolica venosa) peggiorano la prognosi dell'infarto cerebrale e devono essere prevenute e/o trattate. Le misure terapeutiche specifiche comprendono la messa in atto precoce di una terapia antitrombotica o una ricanalizzazione con trombolisi se il trattamento può essere somministrato entro le 4 ore e 30. Il tempo è il principale fattore che limita l'uso della trombolisi, tanto più che i segni di allarme dell'infarto cerebrale sono largamente misconosciuti dal pubblico. I trattamenti endovascolari possono essere proposti per alcune indicazioni specifiche in centri specializzati. I neuroprotettori non hanno, ad oggi, dato prova della loro efficacia. Il ricovero in unità specializzate (stroke unit) costituisce parte integrante della terapia. L'infarto cerebrale deve ormai essere considerato un'urgenza trattabile come l'infarto del miocardio. Una migliore informazione del pubblico e l'adattamento del sistema assistenziale, specialmente durante la fase preospedaliera, fanno parte degli obiettivi da raggiungere per far sì che il maggior numero di pazienti possa beneficiare di questi progressi.
Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.Parole chiave : Infarto cerebrale, Penombra ischemica, Trombolisi, Stroke Unit, Risonanza magnetica, Aspirina, Trasformazione emorragica
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