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Dyslipidémies et risque cardiovasculaire : données des études de prévention cardiovasculaire - 23/07/10

[10-368-F-70]  - Doi : 10.1016/S1155-1941(10)51267-8 
M. Farnier
Point médical, rond-point de la Nation, 21000 Dijon, France 

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Résumé

Les nombreuses études de prévention cardiovasculaire utilisant des agents hypolipémiants réalisées depuis deux décennies ont profondément modifié la stratégie thérapeutique des dyslipidémies. En effet, la classe des statines s'est imposée en raison du bénéfice clinique retrouvé de façon significative dans de larges populations de patients tant en prévention secondaire que primaire. De plus, l'effet biologique principal des statines étant d'abaisser le taux de low density lipoprotein (LDL)-cholestérol, ce paramètre est devenu le critère proposé dans toutes les recommandations thérapeutiques pour initier un traitement et pour définir les objectifs thérapeutiques en fonction du niveau de risque d'un patient. La place des autres classes d'agents hypolipémiants est plus restreinte en raison du peu d'études de prévention cardiovasculaire ayant montré un bénéfice clinique significatif. En revanche, il persiste un risque résiduel lipidique chez des patients à haut risque traités par statine et l'enjeu des années futures est de préciser quelles sont les meilleures stratégies thérapeutiques pour réduire ce risque résiduel. Plusieurs nouvelles études de prévention cardiovasculaire en cours évaluant des associations d'hypolipémiants devraient permettre de mieux définir la place de ces associations en fonction du type de dyslipidémie.

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Mots clés : Prévention cardiovasculaire, Hypolipémiants, Statines, Cholestérol, Dyslipidémie


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