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Gestione terapeutica del diabete di tipo 2 - 01/12/10

[3-0810]  - Doi : 10.1016/S1634-7358(10)56594-X 
M. Halbron
Service de diabétologie, Hôpital Pitié-Salpêtrière, 47-83, boulevard de l'Hôpital, 75651 Paris cedex 13, France 

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Riassunto

Il trattamento del diabete di tipo 2 si basa sempre sul rispetto di alcune regole igieniche e dietetiche. Tuttavia, quando queste non permettono di ottenere una concentrazione di emoglobina glicosilata (HbA1c) inferiore al 6,5%, si impone il ricorso a un trattamento antidiabetico orale. Il trattamento di prima intenzione si basa sulla prescrizione di metformina. Se la metformina in monoterapia non permette di mantenere il tasso di HbA1c a meno del 6,5%, deve essere instaurata una biterapia. Il trattamento di riferimento rimane l'aggiunta di sulfamidici ipoglicemizzanti, ma l'arrivo di una nuova classe terapeutica, gli inibitori della DPP-IV o gliptine (sitagliptina o vildagliptina), ha permesso di ampliare il campo della prescrizione. Se, nonostante la biterapia orale, l'equilibrio glicemico è insufficiente (equilibrio definito da una HbA1c superiore al 7%), si può proporre un'insulinoterapia basale la sera prima di coricarsi aggiunta al trattamento antidiabetico orale oppure una terapia con analoghi della GLP-1 (exenatide) che permette di migliorare l'equilibrio glicemico e di perdere del peso. Non bisogna tuttavia mai dimenticare che la qualità del controllo della glicemia non è sufficiente a evitare la comparsa delle complicanze cardiovascolari. Questo controllo glicemico deve essere associato a un controllo rigoroso dei fattori di rischio cardiovascolari: pressione arteriosa, tabacco e tasso di colesterolo low density lipoprotein (LDL). È grazie a questa gestione multifattoriale intensiva che si può sperare di ridurre il rischio di comparsa degli eventi cardiovascolari.

Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.

Parole chiave : Diabete di tipo 2, Metformina, Incretine, Glitazoni, Sulfamidici ipoglicemizzanti, Gliptine, GLP-1


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