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Farmaci della premedicazione anestetica - 01/01/03

[36-375-A-20]
Jean-Pierre Haberer : Professeur des Universités, praticien hospitalier
Service d'anesthésie-réanimation chirurgicale, Hôtel-Dieu, 1, place du Parvis-Notre-Dame, 75004 Paris  France

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Articolo archiviato , inizialmente pubblicato nel trattato EMC : Anestesia-Rianimazione e sostituito da un altro articolo più recente: cliccare qui per aprirlo

Riassunto

L'obiettivo della premedicazione anestetica è l'ansiolisi e il miglioramento della qualità dell'esperienza operatoria vissuta del paziente. Essa non viene utilizzata più in maniera sistematica e può essere rimpiazzata validamente da un atteggiamento caloroso e attento del medico anestesista al momento della visita preanestesiologica.

I barbiturici e i neurolettici sono in sostanza abbandonati. I morfinici, a causa dei loro effetti secondari, sono riservati a pazienti con dolore acuto che necessitano di intervento chirurgico, a pazienti con dolore cronico trattato con oppiacei e in certi casi a tossicodipendenti intossicati.

L'idrossizina e le benzodiazepine, per il loro effetto sedativo ed ansiolitico costante e prevedile, sono i farmaci più utilizzati. Essi sono somministrati per via orale, 45-90 minuti prima dell'anestesia. Il bromazepam, il lorazepam e il midazolam sono le benzodiazepine maggiormente utilizzate. È bene evitare benzodiazepine con emivita di eliminazione lunga e quelle con metaboliti attivi. L'amnesia retrograda delle benzodiazepine può essere un inconveniente durante un'anestesia ambulatoriale.

I vagolitici sono utilizzati soprattutto per il loro effetto antisecretivo e per la prevenzione della risposta cardiovascolare da eccessiva stimolazione vagale. In ragione dei loro numerosi effetti secondari il loro utilizzo è abbandonato in premedicazione. La loro somministrazione, se necessaria, si fa per via endovenosa in corso di anestesia.

È consigliata la somministrazione in corso di anestesia, piuttosto che prima, di antiemetici e procinetici gastrici.

La prevenzione della sindrome di Mendelson, soprattutto per gli anti-H2 è riservata ai pazienti e alle situazioni a rischio.

La clonidina, agonista α2-adrenergico, ha un effetto sedativo e cardiostabilizzatore. Essa, in ogni modo, ha effetti secondari che ne controindicano la somministrazione metodica.



Parole chiave : α2-adrenergico, clonidina, antiemetici, ansia preoperatoria, benzodiazepine, idrossizina, morfinici, morfina, premedicazione, vagolitici, atropina

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