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Potenziali evocati in neurologia - 01/01/01

[17-031-B-10]
François Mauguière : Professeur de neurologie, faculté de médecine Lyon-Nord, université Claude-Bernard, Lyon I.
Catherine Fischer : Neurologue des Hôpitaux, hospices civils de Lyon
Service de neurologie fonctionnelle et d'épileptologie, hôpital neurologique, 59, boulevard Pinel, 69003 Lyon  France

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Riassunto

Dalla seconda edizione, del 1990, di questo capitolo, il campo delle indicazioni diagnostiche dei potenziali evocati in neurologia non ha subito modificazioni sostanziali. Tuttavia, in presenza di immagini anatomiche sempre più precise fornite dalla risonanza magnetica (RM), il neurologo si pone quotidianamente il problema della loro valutazione funzionale e il chirurgo quello delle conseguenze eventuali del suo intervento. Sempre più spesso i potenziali evocati sono considerati esami di monitoraggio funzionale, più che strumenti diagnostici. È vero che per individuare le placche di demielinizzazione della sclerosi multipla, la RM è più indicata rispetto ai potenziali evocati multimodali. Questa constatazione non esclude la necessità di confermare la presenza di una base organica per un sintomo soggettivo allo stadio iniziale di questa malattia, mediante una registrazione dei potenziali evocati. Nel caso in cui il nesso causale tra la semeiologia clinica e l'immagine di una stenosi del canale rachideo non sia convincente, non ci si deve dispensare dal non eseguire una valutazione funzionale del midollo. Nel corso degli ultimi anni, la tecnica dei potenziali evocati motori (PEM), mediante stimolazione corticale e spinale, ha completato quella dei potenziali evocati somestesici (PES).

Sebbene la definizione generale di potenziale evocato come una qualsiasi risposta neuronale che si manifesta con latenza fissa dopo una stimolazione sensoriale sia piuttosto indefinita, la modulazione dipolare, a partire dalla distribuzione superficiale dei campi di potenziale, permette oggi di formulare ipotesi più precise riguardo all'origine di queste risposte. La possibilità di localizzare l'origine dei potenziali evocati sulle immagini RM rende obsoleta la contrapposizione tra la risoluzione spaziale delle immagini anatomiche e la precisione temporale dei segnali elettrofisiologici. Tecniche quali la magnetoencefalografia (MEG) che, per il loro costo, appartengono da lungo tempo al campo della ricerca, hanno contribuito in maniera sostanziale alla fusione delle rappresentazioni anatomiche con quelle funzionali.

Il notevole progresso delle scienze cognitive ha influenzato lo sviluppo dei potenziali evocati endogeni, ma le loro applicazioni diagnostiche non sono numerose. È indubbio che i potenziali evocati contribuiscano all'analisi dei processi cognitivi con una precisione temporale che supera di gran lunga le possibilità delle indagini radiometaboliche, e superiore a quella della RM funzionale.

I principi e i metodi della registrazione dei potenziali evocati non sono esposti dettagliatamente in questo capitolo; il lettore troverà nei testi e negli articoli di review citati in bibliografia i dettagli tecnici relativi alla raccolta di questi segnali, unitamente alla vasta bibliografia attualmente disponibile sui potenziali evocati e sulle loro applicazioni [1, 19, 22, 24, 30, 31, 38, 63, 90, 111, 124, 133, 140, 146].



Parole chiave : potenziali evocati motori, potenzial evocati sensitivi, potenziali evocati uditivi, potenziali evocati visivi, magnetoencefalografia, far field potential, near field potential, potenziali evocati endogeni, morte cerebrale, malattie demielinizzanti

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