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Aspetti genetici del morbo di Parkinson - 01/01/03

[17-061-A-15]
Emmanuel Broussolle : Professeur des Universités, praticien hospitalier
Hélène Mollion : Neurologue attachée de neurologie
Stéphane Thobois : Assistant-chef de clinique de neurologie
Service de neurologie D (professeur Guy Chazot), hôpital neurologique et neurochirurgical Pierre Wertheimer, 59, boulevard Pinel, 69003 Lyon  France
Alexis Brice : Professeur des Universités, praticien hospitalier de génétique
Alexandra Dürr : Praticien hospitalier de neurogénétique
Inserm U 289, département de génétique, cytogénétique et embryologie et fédération de neurologie, groupe hospitalier Pitié-Salpêtrière, 47-83, boulevard de l'Hôpital, 75651 Paris cedex 13 France

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Riassunto

Viene presentata una rassegna generale sui fattori genetici implicati nell'eziologia del morbo di Parkinson. In seguito ai lavori di questi ultimi 10 anni l'ipotesi di un'origine genetica si è infatti considerevolmente rinforzata. Gli studi epidemiologici rivelano dal 10 al 25% di casi familiari. Sono state descritte diverse grandi famiglie di morbo di Parkinson con una trasmissione autosomica dominante delle quali alcune sono principalmente originarie della Grecia e dell'Italia e sono associate ad una mutazione del gene PARK 1. Questo gene codifica per una proteina, l'α-sinucleina che viene trovata nei corpi di Lewy, e la cui presenza costituisce uno dei criteri di diagnosi anatomica essenziale del morbo idiopatica di Parkinson. Tuttavia, questa mutazione è rara e non è osservata nei casi sporadici di morbo di Parkinson. In compenso, le forme precoci di morbo di Parkinson, sia di tipo famigliare a trasmissione autosomica recessiva, ma anche di tipo sporadico, sono frequentemente associate ad una mutazione di un altro gene che codifica per una proteina chiamata parkina (PARK 2). Queste forme sono state descritte inizialmente in Giappone, ma sono comuni anche in Europa e in altri continenti. Si distinguono anatomicamente per l'assenza di corpi di Lewy. Altri geni o loci molto meno conosciuti sono implicati nelle forme familiari autosomiche dominanti (PARK 3, 4, 5 e 8), particolarmente il gene UCH-L1 implicato nel processo di degradazione delle proteine dell'ubiquitina, o nelle forme autosomiche recessive (PARK 6 e 7). Accanto alle forme genetiche pure (monogeniche), che restano minoritarie, le ricerche basate sui fattori di predisposizione genetica sono state meno fruttuose con risultati contraddittori, sia che si trattasse dell'associazione di certe varianti alleliche del gene CIP2D6 o di altri geni candidati associati alla presenza del morbo di Parkinson. In conclusione, la fisiopatologia del morbo di Parkinson non è stata ancora delucidata. Quest'ultima è probabilmente di origine multifattoriale, al tempo stesso genetica (particolarmente nei casi ad esordio precoce) e ambientale (in particolare nelle forme ad esordio tardivo). Lo studio delle forme monogeniche ci ha rivelato che la malattia di Parkinson può avere diverse cause e che certi meccanismi implicati in queste forme potrebbero contribuire anche alla comparsa del morbo di Parkinson idiopatico.



Parole chiave : morbo di Parkinson, genetica, coppie di gemelli, α-sinucleina, UCH-L1, ubiquitina, parkina, interazione genetica-ambientale, geni candidati, CIP2D6

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