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La protéomique: comment cela fonctionne-t-il ? - 08/11/11

Doi : 10.1016/S1169-8330(11)70035-7 
Candice Trocmé 1, , Athan Baillet 2, 3, Philippe Gaudin 2, 3
1 Laboratoire de Biochimie des Enzymes et des Protéines, Institut de Biologie et Pathologie, CHU Albert Michallon, BP 217, 38043 Grenoble cedex 9, France 
2 Clinique de Rhumatologie, Pôle Locomotion Rééducation et Physiologie, CHU Grenoble, Hôpital Sud, Avenue de Kimberley, BP 338,38434 Echirolles, France 
3 GREPI FRE3405 – AGIM – CNRS, Université Joseph Fourier, EPHE, CHU Albert Michallon, BP 217, 38043 Grenoble cedex 9, France 

Auteur correspondant.

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Résumé

La caractérisation de biomarqueurs d’un état pathologique a bénéficié depuis une décennie de l’explosion des technologies étudiant le protéome, c’est-à-dire l’ensemble des protéines d’un milieu biologique donné à un instant précis. La majorité de ces techniques repose sur une analyse sans a priori de l’échantillon dans le but d’identifier des protéines d’intérêt inconnues en début d’expérience, alors que d’autres consistent à étudier un nombre fini plus ou moins important de protéines connues. Cette revue répertorie les différentes technologies existant actuellement, leurs avantages et leurs limitations ainsi que leur intérêt dans la découverte ou la validation de nouveaux biomarqueurs diagnostiques, pronostiques ou théranostiques.

Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.

Mots clés : Protéomique clinique, Biomarqueurs, Spectrométrie de masse, Analyses multiplexes, Puces à protéines


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Vol 78 - N° S4

P. S173-S177 - Ottobre 2011 Ritorno al numero
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  • Les biomarqueurs : la transcriptomique en 2011, comment cela fonctionne-t-il ?
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  • Philippe Dieudé, Henri-Jean Garchon

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