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Dysfonction érectile : prise en charge diagnostique et thérapeutique - 10/11/11

[10-032-R-10]  - Doi : 10.1016/S1155-1941(12)50621-9 
F. Audenet, M. Rouprêt
Service d'urologie, hôpital Pitié-Salpêtrière, 47-83, boulevard de l'Hôpital, 75651 Paris cedex 13, France, Faculté de médecine Pierre et Marie Curie, université Paris VI, 15, rue de l'École-de-Médecine 75006 Paris, France 

Auteur correspondant.

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Résumé

La dysfonction érectile est une affection fréquente, responsable d'une dégradation importante de la qualité de vie des patients. Les progrès récents dans la compréhension physiopathologique en ont transformé la prise en charge diagnostique et thérapeutique. Le plus souvent multifactorielle, elle associe de manière variable dysfonction endothéliale, neuropathie, troubles psychiques, troubles endocriniens et origine iatrogène. Considérée comme un symptôme, non comme une maladie, la dysfonction érectile doit faire chercher des comorbidités, notamment cardiovasculaires, car elle constitue un symptôme sentinelle de cardiopathie ischémique. La révolution des inhibiteurs des phosphodiestérases de type 5 (IPDE-5) a permis d'apporter une réponse symptomatique à de nombreux patients. En seconde ligne, les traitements locaux tels que les injections intracaverneuses de prostaglandines E1 ou le vacuum gardent une place importante. En dernier recours, les prothèses péniennes sont une solution envisageable. Posées par des urologues ayant une bonne pratique de cette chirurgie, chez des patients bien informés, le taux de satisfaction est important. Néanmoins, compte tenu de la composante relationnelle, les facteurs biologiques et psychologiques sont souvent intriqués et nécessitent une prise en charge globale du patient.

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Mots clés : Impuissance, Dysfonction érectile, Dysfonction endothéliale, Inhibiteurs des phosphodiestérases, Prostaglandine E1, Implant pénien


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