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Interesse e limiti dei trattamenti antiosteoporotici - 17/12/07

[7-0635]  - Doi : 10.1016/S1634-7358(07)49253-1 
P. Fardellone  : Professeur
Unité Inserm ERi 21, Service de rhumatologie, hôpital Nord, 80054 Amiens cedex 1, France 

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Riassunto

La prevenzione e il trattamento dell'osteoporosi e delle sue conseguenze fratturative sono una sfida per la salute pubblica. Durante quest'ultimo decennio molti trattamenti sono stati messi a disposizione del medico: bifosfonati, specific estrogen receptor modulator (SERM), derivati del paratormone, ranelato di stronzio, mentre i trattamenti ormonali della menopausa, a causa delle loro complicanze neoplastiche e cardiovascolari scompaiono in pratica dal campo della prevenzione dell'osteoporosi. Tutti questi trattamenti sono stati passati al vaglio della «medicina basata sulle evidenze» e hanno dovuto dimostrare la loro efficacia contro le fratture. Questa efficacia è dimostrata in circostanze variabili in funzione delle molecole: osteoporosi con fratture vertebrali e/o periferiche, soggetti di età superiore o inferiore a 80 anni. Ciò ha permesso di proporre alberi decisionali ragionati venendo in aiuto al medico nella scelta delle terapie. Tuttavia, molti punti restano da chiarire: durata dei trattamenti, definizioni delle popolazioni bersaglio, ruolo della densitometria nel follow-up, ruolo clinico dei marcatori di rimodellamento osseo. L'elaborazione prossima di formule che permettono di definire, per una determinata persona, un rischio assoluto su 10 anni tenendo conto contemporaneamente di vari fattori di rischio consentirà di fissare più precisamente la soglia terapeutica.

Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.

Parole chiave : Osteoporosi, Fratture, Bifosfonato, SERM, teriparatide, Ranelato di stronzio


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