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Singhiozzo cronico: dal sintomo alla diagnosi - 16/03/12

[1-0710]  - Doi : 10.1016/S1634-7358(12)60935-8 
J. Cabane
Service de médecine interne, Hôpital Saint-Antoine APHP, 184, rue du Faubourg-Saint-Antoine, 75571 Paris cedex 12, France 
Faculté de médecine Pierre & Marie Curie, 75006 Paris, France 

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Articolo archiviato , inizialmente pubblicato nel trattato EMC : Trattato di Medicina Akos

Riassunto

Vi sono tre tipi di singhiozzo: il singhiozzo isolato, una contrazione organizzata dei muscoli respiratori, breve, unica, involontaria e quotidiana, che passa spesso inosservata. È un fenomeno quotidiano, fisiologico ad ogni età; il singhiozzo acuto, caratterizzato da scosse ripetitive che durano meno di 48 ore, di cui il soggetto è cosciente. È un fenomeno che disturba ma senza gravità, che ognuno conosce e che fa sorridere; è un'esperienza banale che si osserva ad ogni età e la cui prognosi è eccellente. Esso richiede poca o nessuna attività medica e regredisce spontaneamente; il singhiozzo cronico, caratterizzato da scosse ripetitive che durano più di 48 ore, con una prognosi riservata; infatti, può essere il sintomo di una malattia o di una complicanza patologica sottostante, prima di tutto esofagea, ed è spesso refrattario. La sua prognosi è la prosecuzione a lungo termine delle scosse a frequenza variabile, spesso con una periodicità di alcuni giorni o di alcune settimane al mese. Esso è all'origine di un'invalidità significativa. Spesso rivelatore di una patologia grave sottostante, è, quindi, il solo singhiozzo che implica una vera gestione medica la cui priorità è la ricerca della causa per tentare un trattamento eziologico. Le patologie esofago-gastriche, dominate dall'esofagite da reflusso, sono state riconosciute come eziologia principale del singhiozzo cronico. A molta distanza seguono i singhiozzi di causa toracica, addominale, cerebrale o, anche, psichica.

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Parole chiave : Singhiozzo, Reflusso gastroesofageo, Esofagite, Stomaco, Esofago, Sistema nervoso, Diaframma


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