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Tumores del pene: técnicas e indicaciones - 21/05/12

[41-460]  - Doi : 10.1016/S1761-3310(12)62024-6 
O. Bouchot, L. Marconnet, I. Souillac, J. Rigaud
Clinique urologique, CHU Nantes, place Alexis-Ricordeau, BP 1005, 44093 Nantes cedex, France 

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Riassunto

El carcinoma epidermoide del pene es un tumor relativamente infrecuente, pero debe diagnosticarse y tratarse de forma precoz para evitar una cirugía mutilante y a veces asociada a morbilidad. Es fundamental conocer la epidemiología para evitar la evolución de un tumor subyacente (higiene nula o insuficiente, fimosis congénita o adquirida, lesiones preepiteliomatosas como la enfermedad de Bowen o la eritroplasia de Queyrat). Respecto al tumor primario, en los últimos años varios autores han demostrado que el riesgo de recidiva podría ser bajo con márgenes quirúrgicos de 5 mm, tras lo que se han desarrollado las técnicas quirúrgicas conservadoras del pene, que permiten tratar tumores del glande y/o del prepucio de un diámetro inferior o igual a 30 mm, siempre que se realice una circuncisión sistemática. En todos los demás casos, es necesaria la amputación parcial o incluso total del pene. El carcinoma epidermoide del pene se difunde básicamente por vía linfática. Si no hay ganglios inguinales palpables, en los tumores del pene se han definido varios grupos con riesgo de metástasis subclínicas en los que se proponen diversas técnicas diagnósticas. Si hay metástasis inguinales palpables, la linfadenectomía inguinal total puede ser curativa, con la condición de que la extensión ganglionar sea limitada. La extensión ganglionar se evalúa mejor mediante tomografía por emisión de positrones (PET-TC) con 18-fluorodesoxiglucosa (18-FDG). Para los demás casos, se están evaluando tratamientos multimodales (quimioterapia neoadyuvante y cirugía).

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Palabras clave : Pene, Cáncer, Cirugía conservadora, Técnica quirúrgica


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