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Adaptation de l'os à l'effort - 19/02/13

[15-904-A-10]  - Doi : 10.1016/S0246-0521(13)57691-1 
P. Lafforgue  : Professeur
 Service de rhumatologie, Hôpital Sainte-Marguerite, 270, boulevard Sainte-Marguerite, 13009 Marseille, France 

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Riassunto

L'os doit en permanence adapter sa structure et ses capacités de résistance aux sollicitations mécaniques. L'ostéocyte est le principal mécanorécepteur de l'os et joue un rôle capital dans cette adaptation et dans la réparation ciblée des microdommages subis par l'os. La stimulation mécanique entraîne une amélioration de sa structure trabéculaire, et plus encore corticale, à condition d'être dynamique et non statique et d'être comprise entre certains seuils. Il est acquis que les individus ayant une activité physique ont des paramètres osseux (masse osseuse, densité osseuse, épaisseur corticale, etc.) supérieurs à ceux des sujets sédentaires. L'effet positif de l'activité physique, maximal dans l'enfance et la phase initiale de la puberté, s'amenuise avec l'âge. Son rôle dans la prévention des fractures ostéoporotiques est bien moindre chez la femme en postménopause et le sujet âgé. Il s'exerce surtout dans les activités avec impact au sol. Chez l'enfant, des exercices tels que des activités de saut permettent un gain osseux significatif. Les sports ayant le meilleur impact sur l'os sont la gymnastique et les sports comprenant des sauts et de la course, alors que des sports statiques comme l'haltérophilie ou sans impact comme le cyclisme et la natation ont un effet faible ou nul.

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Mots-clés : Physiologie osseuse, Qualité osseuse, Activité physique, Sport


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