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Ostéosarcomes - 28/10/13

[31-520-A-20]  - Doi : 10.1016/S1879-8551(13)49954-2 
A. Renaud , N. Rocourt, S. Taieb, L. Ceugnart
 Centre Oscar-Lambret, 3, rue Frédéric-Combemale, BP 307, 59020 Lille cedex, France 

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Riassunto

L'ostéosarcome est la plus fréquente des tumeurs osseuses primitives malignes, touchant préférentiellement les hommes jeunes, avec un âge moyen d'apparition de 16 ans. Il s'agit d'une prolifération de cellules sarcomateuses élaborant de l'os immature appelé substance ostéoïde. L'ostéosarcome dit « conventionnel » est la forme la plus fréquente, correspondant à une tumeur intramédullaire de haut grade. Il survient généralement dans la métaphyse d'un os long, préférentiellement l'extrémité inférieure du fémur. Le bilan radiologique standard réalisé en première intention montre classiquement une lésion osseuse condensante, mais parfois lytique ou mixte, avec réaction périostée et envahissement des parties molles. Le bilan d'extension doit être réalisé en semi-urgence et comporte une imagerie par résonance magnétique de la totalité de l'os atteint, un scanner thoracique et une scintigraphie osseuse. La biopsie est indispensable, réalisée souvent par l'équipe chirurgicale qui va opérer le patient, et son trajet est réséqué dans le même temps que la tumeur. Le pronostic de cette maladie reste réservé, avec un taux de survie des ostéosarcomes localisés de seulement 70 % à trois ans, celui-ci chutant en cas de métastases initiales.

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Mots-clés : Ostéosarcome, Tumeur osseuse maligne, Imagerie de l'ostéosarcome


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