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Hypotension orthostatique : mécanismes, étiologies et principes de traitement - 19/12/13

[2-0430]  - Doi : 10.1016/S1634-6939(13)59290-8 
O. Blétry a, b, , I. Marroun a
a Service de médecine interne, Hôpital Foch, 40, rue Worth, 92150 Suresnes, France 
b Université de Versailles-Saint-Quentin-en-Yvelines, 55, avenue de Paris, 78000 Versailles, France 

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Riassunto

L'hypotension orthostatique (HO) est définie par une baisse de la pression artérielle systolique de 20 mmHg ou de la diastolique de 10 mmHg, lors du passage en position debout. L'HO est souvent associée à une hypertension artérielle (HTA), elle constitue par ailleurs un facteur de risque cardiovasculaire indépendant. L'arc baroréflexe, le réseau veineux et le système rénine angiotensine sont les principaux acteurs de la régulation. Les étiologies sont nombreuses, cependant, la démarche diagnostique se fonde sur le caractère sympathicotonique ou non de l'HO, permettant de distinguer les maladies altérant ou non le fonctionnement du système sympathique. Certaines étiologies curables sont à rechercher, et particulièrement l'iatrogénie. À l'opposé, les affections chroniques comme le diabète ou les maladies neurodégénératives (Parkinson, atrophie multisystématisée) sont souvent de diagnostic évident mais avec un pronostic plus sombre. Le traitement associe l'éducation du patient, les mesures physiques et les moyens pharmacologiques au premier rang desquels il y a la fludrocortisone et la midodrine. Les médicaments de deuxième ligne sont l'érythropoïétine et les analogues de l'octréotide. Les difficultés du traitement résident dans la fréquence des effets indésirables, mais c'est la survenue d'une hypertension de décubitus qui est le facteur limitant principal.

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Mots-clés : Hypotension orthostatique, Risque cardiovasculaire, Sympathicotonique, Fludrocortisone, Midodrine


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