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Atteinte hépatique du déficit héréditaire en 1-antitrypsine - 29/09/14

[7-220-A-10]  - Doi : 10.1016/S1155-1976(14)66930-8 
F. Lacaille  : Praticien hospitalier
 Service d'hépato-gastro-entérologie-nutrition pédiatriques, Hôpital Necker-Enfants malades, 149, rue de Sèvres, 75015 Paris, France 

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Riassunto

Le déficit en α1-antitrypsine est une maladie génétique relativement fréquente dans toutes les races, et touchant le foie, où est synthétisée la protéine anormale, ou le poumon, où elle agit. Dans le foie, il peut être responsable d'une cholestase néonatale (environ 15 % des nouveau-nés déficitaires), d'une cirrhose dans l'enfance (environ 3 % des patients) précédée dans 80 % des cas d'une cholestase, d'une cirrhose chez l'adulte, ou de manifestations beaucoup moins sévères comme une hépatomégalie ou des anomalies biologiques. Le défaut moléculaire est une mutation ponctuelle conduisant à la synthèse d'une protéine anormalement conformée (α1-antitrypsine Z), polymérisant dans le réticulum endoplasmique et ne pouvant être sécrétée. La variabilité interindividuelle des réponses de stress cellulaire induites par l'accumulation de polymères anormaux, et des mécanismes permettant leur dégradation, est responsable des différences d'expression clinique de la maladie. Le traitement symptomatique de la maladie hépatique est aujourd'hui celui des complications de la cirrhose. Des traitements plus spécifiquement ciblés sur le blocage de la polymérisation de la protéine anormale et l'accélération de la dégradation des polymères sont en cours d'étude.

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Mots-clés : α1-antitrypsine, Déficit moléculaire, Cirrhose, Transplantation hépatique, Emphysème


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