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Rianimazione cardiopolmonare in ambiente ospedaliero - 12/01/15

[36-725-B-10]  - Doi : 10.1016/S1283-0771(14)69805-4 
P.-Y. Carry , P.-Y. Gueugniaud
 Service d'anesthésie-réanimation, CHU Lyon-Sud, 165, chemin du Grand-Revoyet, 69495 Pierre-Bénite cedex, France 

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Riassunto

Le prime raccomandazioni per la rianimazione cardiopolmonare sono state pubblicate dall'American Heart Association nel 1974 e sono state aggiornate nel 1980, nel 1986, nel 1992, nel 2000, nel 2005 e nel 2010. La specificità della rianimazione cardiopolmonare intraospedaliera è stata presa in considerazione dalle prime raccomandazioni unicamente nel 1997, il che spiega il ritardo accumulato nell'implementazione della «catena di sopravvivenza intraospedaliera». Si deve distinguere l'arresto cardiaco (AC) del paziente monitorato da quello del paziente non monitorato. L'AC del paziente monitorato è quello che si verifica in sala operatoria o in rianimazione: esso presenta delle particolarità nella diagnosi e nel trattamento, associate alla presenza del monitoraggio e, spesso, della ventilazione artificiale. In caso di AC legato a un sovradosaggio di anestetici locali nel corso di un'anestesia locoregionale in un paziente non ventilato, sono attualmente proposti dei trattamenti «specifici». L'AC del paziente non monitorato si inserisce nell'algoritmo terapeutico generale dell'AC extraospedaliero. Viceversa, esso pone un vero e proprio problema di politica medica attraverso l'applicazione della catena di sopravvivenza intraospedaliera consigliata nelle raccomandazioni internazionali e nazionali.

Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.

Parole chiave : Arresto cardiaco, Rianimazione cardiopolmonare intraospedaliera, Catena di sopravvivenza, Sala operatoria


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