La fibromialgia è una sindrome dolorosa cronica spesso invalidante, i cui meccanismi fisiopatologici si basano su un'alterazione della regolazione centrale delle vie del dolore. La sua diagnosi si basa sull'associazione di un dolore cronico diffuso, di disturbi del sonno, di un'astenia globale e di sintomi generali della sfera digestiva, urinaria o cognitiva. La ricchezza della sintomatologia contrasta, in genere, con la relativa normalità dell'esame clinico. L'iter diagnostico consiste nell'eliminare le diagnosi differenziali (soprattutto neurologiche e reumatologiche) e nell'individuare le comorbilità che aggravano i sintomi e richiedono una gestione specifica. La gravità della malattia deve essere valutata considerando il dolore e la ripercussione sulle capacità funzionali di sforzo e sulle attività professionali, eventualmente con l'ausilio di un autoquestionario. L'accompagnamento terapeutico è complesso e deve inserirsi nel tempo, con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita di questi pazienti malgrado i loro sintomi. Esso dovrebbe essere pluridisciplinare, coinvolgendo rieducatori, medici delle specialità interessate, medico curante e psicologi. Deve essere adattato in funzione della gravità dei sintomi e delle comorbilità psichiatriche e neurologiche, associando un'educazione del paziente per migliorare l'autoefficacia di fronte al dolore, la stanchezza, i disturbi del sonno e la gestione dell'attività fisica. Il trattamento si basa sulle terapie non farmacologiche (essenzialmente attività fisica, balneoterapia, terapia cognitivocomportamentale) e su dei trattamenti farmacologici del dolore e dei disturbi del sonno. Tenuto conto della precarietà (sociale, economica, professionale) di alcuni pazienti, un accompagnamento medicosociale può completare il progetto terapeutico in modo da attenuare o compensare la disabilità causata da questa sindrome dolorosa.