Malgrado il costante miglioramento della gestione perioperatoria, la chirurgia di resezione epatica e il trapianto epatico restano entrambi delle chirurgie caratterizzate da una labilità emodinamica intraoperatoria e da un rischio emorragico significativo, che richiedono delle strategie anestetiche intraoperatorie specifiche. Fra di esse, le strategie di riempimento e di trasfusione, così come le metodiche di monitoraggio intraoperatorio, sono discusse e variabili secondo i centri. Peraltro, i clampaggi vascolari, costanti in occasione del trapianto epatico e spesso utilizzati al momento delle resezioni epatiche, hanno delle conseguenze emodinamiche specifiche da conoscere bene. La morbilità postoperatoria globale della resezione epatica resta elevata e può essere aumentata dall'eventuale presenza di un'epatopatia sottostante che espone in particolare alla comparsa di un'insufficienza epatica postoperatoria, complicanza specifica associata a una mortalità elevata. Il trapianto epatico interessa, dal canto suo, principalmente, ma non esclusivamente, dei pazienti affetti da cirrosi, il cui impatto sulle funzioni sistemiche è da valutare (coagulopatia, ripercussioni cardiovascolari, polmonari e renali). È necessaria una rivalutazione regolare in caso non sia realizzato un trapianto. Anche in questo caso, la morbilità postoperatoria è frequente. Le complicanze più gravi sono quelle infettive e cardiovascolari. L'ottimizzazione dei risultati passa, quindi, attraverso una conoscenza approfondita della valutazione preoperatoria, dell'ottimizzazione operatoria e del monitoraggio postoperatorio. Il trapianto epatico per epatite fulminante richiede una gestione perioperatoria specifica a causa, in particolare, del carattere di urgenza, che non permette una valutazione preoperatoria estensiva prima dell'iscrizione in «superurgenza», e di conseguenze neurologiche specifiche (edema cerebrale).