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Ostéochondroses ou ostéodystrophies de croissance de la cheville et du pied - 27/11/08

[27-050-A-60]  - Doi : 10.1016/S0292-062X(08)48068-6 
A. Goldcher  : Directeur d'enseignement du DIU de podologie des Universités Paris 5 et 6, membre du bureau de la Société française de médecine et chirurgie du pied, membre du SIMS (Société d'imagerie musculo-squelettique ; ex-GETROA), membre du bureau de l'AFA (Association française pour l'appareillage), praticien attaché consultant
Service de rhumatologie du professeur Pierre Bourgeois, Groupe hospitalier Pitié-Salpêtrière, 47-83, boulevard de l'Hôpital, 75013 Paris, France 

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Résumé

Les ostéodystrophies de croissance de la cheville et du pied surviennent chez des enfants qui exercent des contraintes importantes et répétées sur les noyaux d'ossification. Ces maladies concernent tous les os, à des âges différents, surtout entre 5 et 12 ans, de siège épiphysaire, apophysaire ou diaphysaire. Actuellement, une origine multifactorielle semble consensuelle, l'activité sportive réunissant plusieurs facteurs prédisposants. Leur diagnostic repose sur l'examen clinique, parfois confirmé par la radiographie. Les lésions ostéochondrales évoluent vers la guérison spontanée en 6 mois, en moyenne. Les atteintes épiphysaires se compliquent parfois d'arthropathie dégénérative qui se révèle à l'âge adulte. Le traitement précoce repose sur l'arrêt des activités nocives et le port de chaussures adaptées à la localisation (avant-pied, tarse, etc.), pendant la phase douloureuse de la lésion. Certains cas justifient le port d'une orthèse plantaire ou un geste chirurgical.

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Mots clés : Ostéodystrophie ou ostéochondrose de croissance, Apophysose, Épiphysose, Ostéochondrodystrophie, Pied de l'enfant


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