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Chlore - 26/06/08

[16-002-C-30]  - Doi : 10.1016/S1155-1925(08)44473-7 
J. Theodore , F. Baud
Service réanimation médicale et toxicologique, Hôpital Lariboisière, Université Denis Diderot, 2, rue Ambroise-Paré, 75010 Paris, France 

Auteur correspondant.

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Résumé

Le chlore, découvert au xviiie siècle, reste largement produit et utilisé à travers le monde dans bon nombre de domaines industriels et domestiques. La toxicité du chlore s'intègre dans deux grands cadres : d'une part les expositions aiguës, domestiques, environnementales lors des accidents, ou professionnelles, et d'autre part la pathologie liée à l'exposition chronique essentiellement professionnelle. Cette toxicité s'exprime surtout sur le mode respiratoire en raison des caractéristiques physicochimiques du chlore, quel que soit le mode, aigu ou chronique, mais aussi par une atteinte oculaire en cas d'exposition aiguë. Les intoxications aiguës graves sont rares mais peuvent être fatales. La pathologie respiratoire d'origine professionnelle est sûrement plus fréquente et semble de bon pronostic avec l'arrêt de l'exposition. Le risque carcinogène est possible mais difficile à démontrer chez l'homme. Il n'existe pas de traitement spécifique pour les intoxications au chlore, mais toute exposition aiguë relève d'une surveillance hospitalière, même en l'absence de symptômes. La prévention tient une place importante pour limiter ce risque chimique. La surveillance médicale régulière des travailleurs exposés apparaît nécessaire pour dépister les symptômes peu spécifiques mais potentiellement très invalidants.

Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.

Mots clés : Chlore, Exposition professionnelle au chlore, Toxicité du chlore, Bronchopneumopathie, SDRA, Asthme


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  • Pascal Andujar, Mélodie Leblois, Laetitia Mazzocchi

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