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Connectivites mixtes - 31/07/08

[14-244-B-10]  - Doi : 10.1016/S0246-0521(08)40614-9 
G. Hayem
Service de rhumatologie, CHU Bichat-Claude Bernard, 46, rue Henri-Huchard, 75018 Paris, France 

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Résumé

Individualisée il y a près de 40 ans, la connectivite mixte (mixed connective tissue disease/MCTD pour les Anglo-Saxons) se définit par l'association de certains signes physiques (phénomène de Raynaud, doigts boudinés et myosite) et d'une classe particulière d'autoanticorps dirigés contre une catégorie de ribonucléoprotéines (U1-RNP). Au cours du temps, l'expression clinique et immunologique des MCTD demeure relativement stable, même si l'évolution peut se faire vers une autre connectivite majeure, sclérodermie ou lupus systémique en particulier. L'atteinte rénale signe souvent une transformation lupique, alors que les atteintes digestives et pulmonaires orientent davantage vers une conversion sclérodermique. Le pronostic vital peut se trouver menacé d'une part par les infections, profitant d'une immunodépression endogène et médicamenteuse, et d'autre part en cas d'insuffisance respiratoire, résultant soit d'une pneumopathie fibrosante interstitielle, soit encore davantage d'une hypertension artérielle pulmonaire précapillaire. Les traitements des MCTD sont avant tout symptomatiques. Cependant, une action immunomodulatrice générale est souvent nécessaire, et nécessite une gamme de produits allant de l'hydroxychloroquine, pour les atteintes cutanéoarticulaires, au cyclophosphamide pour les complications viscérales graves. Dans le cas particulier de l'HTAP, les progrès thérapeutiques réalisés dans la sclérodermie bénéficient logiquement à la MCTD, avec la mise à disposition de nouvelles molécules, comme les analogues de la prostacycline et les inhibiteurs de l'endothéline.

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Mots clés : Connectivite mixte, Syndrome de Sharp, Anticorps anti-RNP, Myosite, Phénomène de Raynaud, Hypertension artérielle pulmonaire


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