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Traitement de la spasticité - 01/01/00

[17-046-U-15]
Catherine Kiefer : Chef de clinique-assistant
Olivier Rémy-Néris : Chef de service
fondation franco-américaine, hôpital Calvé, 62600 Berck-sur-Mer  France
Pierre Denys : Praticien hospitalier
Anton Yakovleff : Attaché
Laurence Mailhan : Chef de clinique-assistant
Philippe Azouvi : Professeur des Universités, praticien hospitalier
Bernard Bussel : Professeur des Universités, praticien hospitalier
Service de rééducation neurologique, hôpital Raymond-Poincaré, 92380 Garches  France

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Riassunto

Constatée à l'examen clinique, la spasticité est un symptôme défini par l'augmentation vitesse dépendante de la résistance du muscle à l'étirement. Des modifications des propriétés mécaniques des muscles, une réorganisation synaptique segmentaire médullaire ou la libération des voies segmentaires sont susceptibles d'expliquer ce symptôme. La gravité des conséquences fonctionnelles est variable. Lorsqu'elle est largement prédominante sur un groupe musculaire, un traitement focal (alcoolisation du nerf, injection de toxine botulique) ou chirurgical (neurotomie, DREZotomie [dorsal root entry zone]) est utilisé. Lorsqu'elle est plus diffuse, différentes drogues (baclofène, dantrolène, diazépam, tizanidine...) sont d'emploi habituel. Lorsque la spasticité est très importante et fonctionnellement très gênante, un traitement par baclofène intrathécal peut être proposé en particulier dans les atteintes médullaires. De très nombreuses techniques de kinésithérapie, visant à réduire la spasticité, ont été décrites ; leurs effets sont le plus souvent transitoires.

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