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Maladie de Lyme - 26/07/07

[4-1151]  - Doi : 10.1016/S1634-6939(07)45395-9 
J. Salomon  : Médecin des Hôpitaux, J. Clarissou : Chef de clinique, F. Ader : MCU-PH, C. Perronne : Chef de service
Unité de maladies infectieuses et tropicales, département de médecine aiguë spécialisée, CHU Raymond Poincaré, AP-HP, Faculté de médecine Île-de-France-Ouest, université de Versailles-Saint-Quentin-en-Yvelines, 104, boulevard Raymond-Poincaré, 92380 Garches, France 

Auteur correspondant.

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Résumé

La maladie de Lyme est une anthropozoonose. Son réservoir est constitué de mammifères sauvages et d'oiseaux. Elle est due à un spirochète, Borrelia burgdorferi sensu lato, dont l'arthropode vecteur est la tique Ixodes. L'érythème chronique migrant, phase précoce de la maladie, est décrit depuis un siècle. La phase secondaire disséminée, qui survient quelques semaines après la morsure, a permis la description nosologique de la maladie par le docteur Burgdorfer à la suite d'une épidémie d'arthrites à Lyme dans le Connecticut en 1982. Lorsqu'un traitement antibiotique adapté n'est pas délivré précocement, l'évolution peut se faire sur plusieurs mois vers la chronicité. Le cadre nosologique de la phase tertiaire est moins bien défini. Il n'existe pas de test diagnostique formel. La sérologie est d'interprétation délicate en Europe du fait d'importantes limites en termes de sensibilité et de spécificité. Un traitement antibiotique précoce adapté réduit les symptômes et diminue le risque de passage à une phase chronique marquée par l'atteinte neurologique.

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Mots clés : Maladie de Lyme, Borrelia burgdorferi, Maladies à tiques Ixodes, Érythème chronique migrant

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