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Que sait-on des fractures fémorales atypiques ? Entre progrès et inconnues - 01/10/11

Doi : 10.1016/j.rhum.2011.03.006 
Maurice Audran a, , Bernard Cortet b, Thierry Thomas c
a Unam, Inserm, U922, service de rhumatologie, CHU d’Angers, 49933 Angers cedex 9, France 
b UDSL, EA 4490, service de rhumatologie, CHU Lille, université Lille Nord de France, 59000 Lille, France 
c Inserm U1059, service de rhumatologie, CHU de Saint-Etienne, 42055 Saint-Étienne cedex 2, France 

Auteur correspondant.

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Résumé

Si la réalité des fractures atypiques ne fait aucun doute et si la prise de bisphosphonates semble bien en constituer un facteur de risque important, les mécanismes conduisant à leur survenue restent mal connus. D’un point de vue épidémiologique, ces fractures ne représentent qu’une faible partie des fractures fémorales diaphysaires sous-trochantériennes et restent bien plus rares que les fractures de l’extrémité supérieure du fémur avec un ratio actuellement estimé à un pour cent. Leur existence ne remet donc pas en cause le rapport efficacité/tolérance très favorable de ces molécules au cours de l’ostéoporose, le nombre de fractures épargnées par ces traitements surpassant largement la majoration du risque de ces fractures atypiques.

Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.

Mots clés : Bisphosphonates, Fractures atypiques, Ostéoporose


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 Au nom de la section « os » de la Société française de rhumatologie.
 Ne pas utiliser, pour citation, la référence française de cet article, mais la référence anglaise de Joint Bone Spine (doi:10.1016/j.jbspin.2011.03.015).


© 2011  Pubblicato da Elsevier Masson SAS.
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Vol 78 - N° 5

P. 423-426 - Ottobre 2011 Ritorno al numero
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