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Métastases hépatiques - 18/11/11

[4-0404]  - Doi : 10.1016/S1634-6939(12)54658-2 
M. Latournerie a, , A. Guillygomarc'h a, E. Bardou-Jacquet a, P. Brissot a, J.-L. Raoul b
a Service des maladies du foie, Unité de formation d'hépatologie générale, Hôpital Pontchaillou, Centre hospitalier universitaire de Rennes, rue Henri-le-Guilloux, 35033 Rennes cedex, France 
b Service d'oncologie médicale, Centre Eugène Marquis, avenue Bataille-Flandres-Dunkerque, 35042 Rennes cedex, France 

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Résumé

La survenue de métastases hépatiques est fréquente (25 %) au cours de l'histoire naturelle des cancers. Les principales tumeurs à l'origine des métastases hépatiques sont celles qui sont drainées par le système porte (50 %), avec en premier lieu l'adénocarcinome colorectal (40 %). Lorsqu'elles sont révélatrices, le problème diagnostique n'est pas tant celui de la nature maligne des lésions que celui de leur origine car le pronostic et les traitements envisagés sont radicalement différents en fonction du primitif. On s'oriente dans un premier temps en fonction des données cliniques et, en l'absence d'orientation, on recherche prioritairement les cancers sensibles à un traitement spécifique. Si le primitif n'est pas identifié simplement, la biopsie de la lésion hépatique est primordiale afin d'affirmer la nature maligne de la lésion, d'en déterminer le type histologique et d'orienter vers un primitif grâce à l'étude du phénotype immunohistochimique tumoral. À l'exception du cancer colorectal, des tumeurs germinales et du mélanome choroïdien, cancers dont les métastases hépatiques peuvent être réséquées chirurgicalement, on s'oriente, pour les autres cancers, vers un traitement palliatif. Les progrès récents dans leur prise en charge oncologique ont permis d'améliorer leur pronostic qui reste toutefois sombre.

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Mots clés : Métastases hépatiques, Diagnostic de métastases hépatiques, Cancer colorectal


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