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Accidenti tromboembolici venosi e gravidanza - 27/12/07

[5-044-E-10]  - Doi : 10.1016/S1293-2639(07)49223-4 
A. Minetti, R. Haberstich, O. Feugeas, B. Langer
Département de gynécologie-obstétrique, hôpital de Hautepierre, avenue Molière, 67908 Strasbourg cedex, France 

Indirizzo per la corrispondenza.

Riassunto

La malattia tromboembolica (MTE) è, nel corso della gravidanza, una delle principali cause di mortalità e di morbilità materne nei paesi sviluppati. Le alterazioni fisiologiche legate alla gravidanza e altri fattori come età materna, parità, obesità, un parto strumentale o taglio cesareo, un'anestesia generale, aumentano il rischio di MTE nel corso dei tre trimestri di gravidanza e del post-partum. In particolare, quasi il 15% della popolazione europea bianca è portatore di una trombofilia, disordine congenito o acquisito dell'emostasi responsabile di più del 50% degli accidenti tromboembolici. La trombosi venosa degli arti inferiori può presentare numerosi aspetti clinici più o meno suggestivi. La sua diagnosi fa ricorso in primo luogo all'ecoDoppler. Quando si sospetta un'embolia polmonare, non si deve esitare a ricorrere alla scintigrafia di perfusione-ventilazione oppure all'angiografia polmonare per lo stato di gravidanza. Il trattamento della MTE si basa sul riposo a letto, la contenzione venosa elastica e i trattamenti con eparina. Nel corso degli ultimi anni si è anche provato a definire trattamenti profilattici a seconda della gravità dei fattori di rischio e, in particolare, delle varie trombofilie.

Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.

Parole chiave : Trombosi, Embolia polmonare, Flebite, Eparina, Trombofilia


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