Shock cardiogeno - 20/11/12
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Riassunto |
Lo shock cardiogeno si può definire come un'insufficienza circolatoria il cui primum movens è lo scompenso cardiaco, che esso sia sinistro, destro o globale. Malgrado ciò, appare sempre più chiaramente che questa insufficienza è rapidamente responsabile di un'attivazione della cascata infiammatoria di risposta sistemica, responsabile di una complessificazione e di una cronicizzazione dell'insufficienza. Il quadro di presentazione clinica è di gravità variabile e mentre comprende, per definizione, la presenza di segni di insufficienza d'organo, l'esistenza di un edema polmonare (EP) è incostante e dipenderà dal grado di alterazione della funzione ventricolare destra. Gli obiettivi principali si articolano intorno a tre punti: gestione precoce, trattamento eziologico e ottimizzazione emodinamica. Quest'ultimo punto fa, in genere, ricorso in primo luogo a una prova di riempimento vascolare, seguita da un ricorso agli inotropi e, quindi, ai vasocostrittori, in caso di insuccesso. Questa strategia dovrà essere guidata al meglio da un monitoraggio adeguato nel quale la ScvO2 abbia, senza dubbio, un posto importante. Infine, il ricorso agli inotropi dovrà sempre portare a prendere in considerazione una strategia di svezzamento precoce dalle catecolamine, che, se si rivela impossibile, deve far ipotizzare il ricorso alle metodiche di assistenza circolatoria.
Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.Parole chiave : Fisiopatologia, Saturazione venosa, Inotropo, Levosimendan, Trattamento eziologico, Assistenza circolatoria
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