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Traumatismes cranioencéphaliques - 28/11/13

[17-585-A-10]  - Doi : 10.1016/S0246-0378(13)59710-7 
H. Vinour a, M. Srairi a, V. Lubrano b, T. Geeraerts a, c,
a Pôle anesthésie-réanimation, Université Toulouse III Paul-Sabatier, Centre hospitalier de Toulouse, 31400 Toulouse, France 
b Service de neurochirurgie, Université Toulouse III Paul-Sabatier, Centre hospitalier de Toulouse, 31400 Toulouse, France 
c Coordination d'anesthésie, Hôpital Purpan, Centre hospitalier universitaire de Toulouse, 1, place du Dr-Baylac, 31059 Toulouse cedex 9, France 

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Riassunto

Le traumatisme cranioencéphalique constitue un problème de santé publique pourvoyeur d'une forte morbimortalité. Le Glasgow Coma Score (GCS) initial distingue trois groupes : le traumatisme crânien grave (GCS ≤ 8), modéré (GCS entre 9 et 12 inclus), et léger (GCS ≥ 13). Les lésions se répartissent en primaires, c'est-à-dire directement liées au traumatisme, et secondaires (œdème, ischémie, mort cellulaire), dont le contrôle sera l'objectif de la thérapeutique. La réanimation du traumatisé crânien grave vise à surveiller et contrôler les facteurs d'agression cérébrale secondaire d'origine systémique, à prévenir l'ischémie cérébrale et à contrôler l'hypertension intracrânienne. Les traumatismes crâniens légers et modérés nécessitent une surveillance armée en raison du risque de dégradation neurologique rare mais grave. La tomodensitométrie cérébrale initiale et répétée, et le transfert dans les réanimations spécialisées sont la clef de la prise en charge des patients les plus graves afin d'améliorer le pronostic.

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Mots-clés : Traumatisme crânien, Ischémie, Pression intracrânienne, Pression de perfusion cérébrale, Osmothérapie, Monitorage cérébral


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