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Virus de la rubéole - 09/06/08

[90-55-0175]  - Doi : 10.1016/S0000-0000(08)51006-0 
L. Grangeot-Keros  : Maître de conférences des Universités, praticien hospitalier, C. Vauloup-Fellous : Assistant hospitalo-universitaire
Service de microbiologie-immunologie biologique, Hôpital Antoine-Béclère, 157, rue de la porte-de-Trivaux, 92140 Clamart, France 

Auteur correspondant.

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Articolo archiviato , inizialmente pubblicato nel trattato EMC : Biologie médicale

Résumé

La rubéole est une infection qui peut avoir des conséquences redoutables pour le foetus lorsqu'elle survient au cours des premiers mois de grossesse. Les principaux organes qui peuvent être atteints sont l'oeil, l'oreille, le coeur et le système nerveux central. Pendant la grossesse, le dépistage des anticorps rubéoliques a pour but, d'une part, de déterminer le statut immunitaire de la patiente et, d'autre part, de faire, le cas échéant, le diagnostic d'une primo-infection rubéolique. Ce diagnostic est essentiellement basé sur la détection des IgM spécifiques mais, s'il n'existe pas de primo-infection sans IgM, celles-ci peuvent être détectées dans de multiples circonstances. La mesure de l'avidité des IgG peut aider à dater l'infection. Lorsque l'infection rubéolique survient au cours des 4 premiers mois de grossesse, un diagnostic anténatal de l'infection congénitale peut être proposé. Il repose sur la mise en évidence des IgM dans le sang foetal ou sur la mise en évidence du génome viral dans le liquide amniotique. Le diagnostic post-natal de l'infection congénitale est réalisé de façon fiable par la mise en évidence des IgM spécifiques dans le sang du nouveau-né. En fait, si les programmes de vaccination étaient parfaitement suivis, la rubéole congénitale devrait être éradiquée en France. En effet, le vaccin RA 27/3 est un vaccin très efficace qui n'induit pas d'effets secondaires graves.

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Mots clés : Rubéole, Infection congénitale, Statut immunitaire, Primo-infection, IgM spécifiques, Avidité des IgG, Diagnostic anté/postnatal, Vaccination


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