L'infezione di una protesi totale d'anca rappresenta uno dei problemi più ardui in ortopedia. Può essere difficile porre una diagnosi microbiologica definitiva, anche se l'aspirazione dell'anca è un valido metodo diagnostico. Il trattamento consiste in provvedimenti sia medici sia chirurgici. È indispensabile una consistente terapia antibiotica, ma spesso sono presenti microrganismi multiresistenti. Per questo tipo di germe è indispensabile un mese di terapia parenterale con due antibiotici specifici, seguito per un altro mese da somministrazione orale dei due farmaci. Uno dei due deve essere somministrato anche per un terzo mese. Durante l'intervento verranno rimossi la protesi e tutto il tessuto infette possibile. Seguono un'accurata detersione e l'impianto di una nuova protesi nel momento opportuno. Attualmente, si procede con un intervento in due fasi, con un intervallo di un mese circa tra la rimozione e il nuovo impianto. Anche la femorotomia eseguita al momento della rimozione della protesi permette una completa asportazione del cemento femorale e il curettage delle superfici ossee. ll cemento contenente antibiotici, pur non indispensabile, viene adoperato contro i microrganismi sensibili alla gentamicina. Spesso si usano steli con blocco per la componente femorale quando la si inserisce in un secondo tempo, ottenendo un buon “ponte” attraverso la femorotomia. Con queste tecniche circa l'80% dei pazienti avrò risultati soddisfacenti. Tuttavia, la complessità del trattamento e l'incidenza del 20% di fallimenti mettono in risalto la necessità di impegnarsi a prevenire le infezioni nella chirurgia di sostituzione dell'anca.