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Suivi thérapeutique pharmacologique de la lamotrigine - 30/05/07

[90-45-0115]  - Doi : 10.1016/S0000-0000(06)47810-4 
D. Bentué-Ferrer a : Maître de conférences des Universités, praticien hospitalier, O. Tribut a : Praticien hospitalier, J.-C. Alvarez b : Maître de conférences des Universités, praticien hospitalier, M.-J. Royer-Morrot c : Praticien hospitalier
a Service de pharmacologie clinique, hôpital Pontchaillou, 2, rue H.-Le-Guilloux, 35033 Rennes, France 
b Laboratoire de pharmacologie-toxicologie, CHU Raymond Poincaré (AP-HP), 104, boulevard Raymond-Poincaré, 92380 Garches, France 
c Service de pharmacologie-toxicologie, CHU de Nancy, 29, avenue de-Lattre-de-Tassigny, 54035 Nancy cedex, France 

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Articolo archiviato , inizialmente pubblicato nel trattato EMC : Biologie médicale

Résumé

La lamotrigine est un antiépileptique indiqué dans le traitement des épilepsies réfractaires, seul ou en association. La pharmacocinétique de la lamotrigine est caractérisée par un métabolisme hépatique prédominant, par glucuroconjugaison, une clairance variant en fonction de l'âge, réduite chez les patients atteints du syndrome de Gilbert et chez les patients urémiques et très variable en fonction des traitements associés (en particulier, elle est augmentée par le valproate et réduite par la carbamazépine, le phénobarbital et la phénytoïne). Le STP de la lamotrigine est essentiellement justifié par ces interactions médicamenteuses et sa forte variabilité pharmacocinétique interindividuelle (les relations concentration-effets étant encore controversées). Il repose sur la mesure de la concentration résiduelle plasmatique ou sérique (Cmin) de lamotrigine, par technique chromatographique. Les concentrations efficaces ou toxiques ne font pas l'objet d'un consensus, mais se situent probablement entre 3 et 10 μg/ml selon la plupart des études.

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Mots clés : Antiépileptique, Syndrome de Gilbert, Interactions, Cmin, HPLC


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