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Accidente ischemico costituito - 12/09/13

[5-0873]  - Doi : 10.1016/S1634-7358(13)65397-8 
S. Deltour  : Praticien hospitalier
 Service des urgences cérébrovasculaires du professeur Yves-Samson, Hôpital Pitié-Salpêtrière, 47-83, boulevard de l'Hôpital, 75651 Paris cedex 13, France 

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Riassunto

L'infarto cerebrale è un'urgenza assoluta. Prima causa di handicap nell'adulto, esso rappresenta una sfida maggiore di salute pubblica, con un pesante impatto socioeconomico. Costituisce, infatti, una patologia frequente, grave e particolarmente instabile in fase acuta, tenuto conto del rischio di aggravamento legato all'evoluzione naturale dell'accidente vascolare cerebrale (AVC) e all'utilizzo di terapie, certamente efficaci, ma potenzialmente pericolose (come la trombolisi). La sua gestione deve avvenire, il più possibile, in un'unità neurovascolare. La sua prognosi dipende dal ritardo di presa in carico e richiede, attraverso una filiera a monte efficace, un trasferimento urgente in un'unità specializzata, con un accesso facilitato alla risonanza magnetica (RM) (o, in mancanza, alla TC). La trombolisi, realizzata in un intervallo massimo di 4 h 30 dopo i sintomi, costituisce il trattamento di riferimento nel 2012. Essa interessa purtroppo solo una piccola percentuale di pazienti suscettibili di essere trattati in questo periodo. Questa finestra terapeutica stretta è l'ostacolo principale all'utilizzo della trombolisi e deve, quindi, essere estesa oltre. La sua estensione dipende soprattutto dall'elaborazione di nuove strategie terapeutiche o dall'utilizzo di nuove molecole fibrinolitiche e da una migliore conoscenza della vitalità individuale della penombra ischemica mediante tecniche moderne di diagnostica per immagini cerebrale. Ciò permetterà un maggiore accesso alla trombolisi, garantendo, allo stesso tempo, anche un rapporto migliore beneficio/rischio.

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Parole chiave : Urgenza neurologica, Disabilità, Penombra ischemica, Rivascolarizzazione, Unità neurovascolare, Trombolisi


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